Reflex Delta Tre e Radiatori passivi AP SD4/11W
Ho letto con molto interesse la spiegazione sull’utilizzo dei passivi e i vantaggi rispetto ad un accordo reflex . Volevo chiedere come mai nella progettazione del sistema Delta Tre AP6 non è stato utilizzato appunto un passivo.
Cordiali saluti,
Stefano Giombini (Roma)
Ciao Stefano,
le Delta Tre AP6 sono state progettate sulla base di almeno quattro presupposti fondamentali:
1 – Proporre dei sistemi in grado di offrire prestazioni timbriche tali da non sfigurare al confronto delle storiche Delta Tre Audiolab del 1975.
2 – Consentire una dinamica non troppo inferiore a quella dei TFS.
3 – Avere un aspetto simile ed un ingombro possibilmente inferiore a quelli delle loro “antenate”.
4 – Riproporre sistemi da 8 ohm, come lo erano le Delta Tre Audiolab, per non essere penalizzati da una impedenza troppo bassa nell’eventuale abbinamento ad amplificazioni valvolari.
Il primo “paletto” ci obbligava a ricercare una risposta in frequenza in ambiente sufficientemente ampia ed estesa anche lato basse frequenze. Dotata quindi di una gamma bassa il cui estremo più profondo non fosse troppo sacrificato sull’altare dell’ingombro o della efficienza.
Queste condizioni, già da sole ci obbligavano a scegliere fra un buon sistema in cassa chiusa ed un sistema reflex caratterizzato da un volume non troppo contenuto ed una ampia superficie del condotto (o del passivo) di accordo.
Il secondo e il quarto target implicavano la necessità di orientarsi verso un sistema accordato, mentre già il n.2, anche da solo, aggiungeva la necessità di garantirsi contro le distorsioni che nascono quando si raggiungono i limiti massimi di escursione dei componenti impiegati.
Dato che il woofer scelto era in grado di consentire, ove impiegato in un opportuno sistema accordato, anche la applicazione di potenze molto rilevanti, tenendo conto del fatto che i passivi (anche a parità di diametro rispetto al woofer cui si accompagnano) sono sempre caratterizzati da escursioni molto maggiori di quelle dei woofer stessi, abbiamo ritenuto giusto non correre rischi e optare per l’adozione di un condotto di accordo, che per sua natura (quando di sezione adeguata) non presenta suoi propri limiti di escursione.
Terzo punto… Dato che la scelta della forma e delle dimensioni del mobile, in questo caso ci consentiva senza problemi l’adozione senza problemi di un condotto interno molto ingombrante, abbiamo proceduto senz’altro in tal senso, riuscendo ad accordare il sistema ai 32 Hz previsti nonostante la grande area di sezione del condotto stesso (corrispondente ad 1/3 di quella effettiva del woofer, come nel caso del TFS).
Le successive prove d’ascolto collettive durante le quali abbiamo potuto riprodurre per intero DVD del calibro di Matrix con i led di clipping dell’EP2500 Behringer che si accendevano a tratti senza che le casse dimostrassero alcun segno di stress, ci ha facilmente convinti che le prestazioni richieste erano state raggiunte.
Dato che le misure di verifica hanno poi confermato che il lungo condotto, grazie sia alle felici proporzioni della sua sezione che alla forma asimmetrica del volume di carico (l’interno del mobile delle Delta Tre AP6), non esibiva alcuna deleteria onda stazionaria interna, questo sistema è stato deliberato esattamente come previsto in fase di progetto.
Quanto invece ai target di progetto dell’AP SD4/11W, fra questi i parametri considerati principali non erano l’alta dinamica o una particolare forma del mobile, bensì la capacità di esprimersi al meglio in abbinamento a piccoli diffusori (anche di efficienza bassa, quando non bassissima) cui verrebbe comunque affidata una parte importante dell’intera gamma audio, dai 500 Hz in su. Ecco perché la massimizzazione di una estrema capacità dinamica non era certamente al primo posto fra i nostri “desiderata”… Mentre lo erano sia la estensione della risposta all’estremo inferiore e la capacità di interagire al meglio con l’ambiente, sia la facilità di costruzione e la minimizzazione dell’ingombro. Oltreché, naturalmente, la eliminazione a priori dei problemi legati alla nascita di onde stazionarie che si erano invece già evidenziati con il lungo condotto di accordo dei primissimi “muletti” delle Delta Tre AP6, quando questi avevano ancora forma parallelepipeda a colonna.
Abbiamo insomma tenuto presente che, di solito, chi è abituato ad usare dei minidiffusori di qualità non utilizza amplificatori da 500 Watt per canale, mentre apprezza certamente il loro minimo ingombro.
La proposta di un woofer aggiuntivo studiato proprio per tali mini-sistemi doveva quindi essere allineata a tali richieste.
Ed ecco quindi che, in questo secondo caso, i target prefissati ci hanno fatto preferire senza tema di pentimenti proprio l’adozione di due passivi in parallelo. I quali, grazie anche alla loro grande superficie complessiva (superiore a quella del woofer), garantiscono comunque limiti dinamici particolarmente elevati.