Il nuovo marchio RS: pura passione
di Piero Rossi
Noi “vecchi appassionati” (anche in senso letterale) italiani di audio e Hi-Fi ne avremmo da raccontare, un po’ per il fermento nel settore che permeava quegli anni 80 tanto da poterli etichettare come anni d’oro dell’Hi-Fi, e molto di più per il reale pesante coinvolgimento dell’Italia industriale nel settore del mondo dell’audio, in particolare non ci sono mai mancate e continuano a non mancarci aziende nel settore degli altoparlanti che nel corso degli anni si sono evolute, accorpate, sviluppate, sino ad essere un punto fermo nella produzione mondiale. Se è pur vero che prima tutti erano un po’ più tuttofare e poi ognuno ha preso una via più adatta alle proprie competenze e capacità produttive, è altrettanto vero che i “tempi moderni” hanno visto aziende fondersi e unire competenze pur di offrire cataloghi ampi e dettagliati anche nelle “specifiche specializzazioni”.
Sica ha fatto un percorso un po’ diverso, da una produzione “generalista” orientata principalmente alle diverse aziende di settore che nello stesso territorio (via via espanso in Europa e oltre) si occupavano di sonorizzazione professionale, scelse dopo l’acquisizione del marchio Jensen (quello che inventò più di un secolo fa l’altoparlante moderno) di investire in quel settore che Jensen aveva cavalcato per decenni, quello degli altoparlanti per chitarra e basso, sia per ridare al marchio il suo ruolo a livello mondiale, che per rendere di nuovo disponibili i pezzi storici che ne avevano costruito il blasone. Compito tutt’altro che facile, si rendevano necessarie analisi sui “pochi” campioni reperibili, portate ad un livello per noi appassionati inimmaginabile. Per arrivare a ricostruire con precisione assoluta pezzi nati più di mezzo secolo fa, non sarebbe bastata certamente una “banale” analisi FFT, era necessario quantificare i più piccoli e apparentemente insignificanti dettagli costruttivi per riportarli in una nuova produzione industriale. Dalla composizione della cellulosa usata per le membrane alle più dettagliate analisi tridimensionali del campo magnetico reso disponibile alla bobina in ogni condizione d’uso, alla forma fisica dei cestelli per poter conteggiare e riproporre esattamente le medesime interazioni in gioco con le medesime membrane, per arrivare alle identiche flessioni delle membrane in ogni punto e oltre, in una quantità di dettagli che ho anche provato ad immaginare in diverse occasioni puntualmente naufragate in un gran mal di testa.
Questo solo per introdurre di quale sforzo stiamo parlando. E’ chiaro che tutto questo non poteva essere certo “lasciato cadere” in un isolato e tutto sommato “semplice” rifacimento di vecchi altoparlanti, era ovvio che queste nuove possibilità di misure analisi e conoscenze avrebbero portato a nuove linee pensate da zero e così è stato.
Si era già attivi nel mercato dell’audio professionale e se da un lato ora il marchio Jensen voleva essere di nuovo presente e attento allo specifico dei chitarristi e bassisti contemporanei, anche Sica rinnovava le proprie linee con componenti di livello sempre più alto capaci di reggere alla concorrenza, e allora, cestelli in alluminio pressofuso, magneti in neodimio, nuova attenzione ai dettagli costruttivi e tecnici e ovviamente sviluppo di soluzioni proprietarie e affinamento dei dettagli più fini per ottenere prodotti di qualità.
In questo periodo il mercato degli altoparlanti non è stato esente da scossoni di ogni genere, dal drastico cambiamento strutturale delle “banali” leggi antinfortunistiche che ha richiesto al professionale prodotti più leggeri a quelli economici che imponevano la riduzione del materiale da portare in giro per un evento, alle nuove capacità degli amplificatori che permettevano di disporre di potenze di uscita impensabili solo 20 anni prima a costi praticamente irrisori.
A fare due più due… deve pesare meno, deve essere più piccolo, e deve sopportare potenze 5 volte superiori. Quello che in soldoni può essere definito come un “deciso salto di qualità”,
perché è chiaro che dettagli tipo “distorsione”, “saturazione”, “linearità”, sarebbero stati inaccettabili se avessero fatto un passo indietro, anzi si puntava ad un deciso aumento della qualità.
Si erano acquisite conoscenze e metodologie di misura che permettevano il ripensamento progettuale di ogni dettaglio, e dentro questo “fervore industriale” ogni nuovo componente (in azienda) non poteva non essere qualcosa di mai visto prima, così nacquero nuove linee e tra queste un piccolo altoparlante da 5” (quei famosi 13 cm che inondano i nostri ricordi con una marea di piccoli diffusori) questo:
https://sica.it/prodotto/5-f-1-5-cp/
incarnava molte delle “finezze progettuali e strutturali” del “nuovo corso”, cestello in alluminio, cerniera di nuova concezione, centratore di nuova concezione, eccellente escursione, eccellente linearità su 5 ottave di risposta, numeri significativi, che sembravano perfetti per un piccolo diffusore da parete che stavo pensando per la cameretta del mio primogenito. Ma evidentemente incuriosirono anche altri tanto che poco dopo arrivò una prima variante più spinta verso l’estremo basso dello spettro, fu aumentata la dimensione del magnete, la massa mobile, qualche ritocco estetico al frontale e nacque questo:
https://www.sonoraspeakers.it/product/5-h-1-5-cp/
dove la H nella sigla lo identificava come adatto ad un uso Hi-Fi (in quel periodo vedeva la luce una nuova linea specifica in Sica chiamata “Studio Monitor”).
In questa versione si era ceduto qualcosa verso l’estremo superiore per avere una Fs più bassa di quasi 7 Hz, 51,8 contro i 59 precedenti, una Mms aumentata a 12,2 g dai 7,6 g precedenti, una escursione lineare passata a 8 mm contro i 7 mm precedenti, ed una escursione massima arrivata a 13,2 mm. contro i 12 precedenti, Il valore del Qts salì leggermente (0,34) rendendo più semplice la gestione dell’estremo inferiore in un box di dimensioni contenute, anche la nuova membrana con il suo trattamento superficiale migliorato e la nuova cupola parapolvere rovesciata oltre ad essere molto più piacevole alla vista permetteva una maggiore linearità di risposta pur arrestandosi intorno a 6000 Hz , mentre il “vecchio” a fronte di un crollo di 6-7 dB tra 5000 e 10000 Hz poi riprendeva e si estendeva fin oltre i 12000.
Evidentemente la richiesta verso questi componenti giustificava ulteriori affinamenti e gli sviluppi successivi furono ancor più spinti, si decise per un miglioramento estetico del cestello con una flangia maggiorata più larga e rotonda; capace di ospitare sei viti di fissaggio al posto delle quattro precedenti, e smussata verso il bordo per attenuare eventuali problemi di diffrazione.
https://sica.it/prodotto/5-5-h-1-5-cp/
A livello magnetico si scelse di usare un anello di demodulazione in rame all’interno del traferro in modo da contenere l’induttanza della bobina ed estendere la risposta verso l’alto, la Fs scese ulteriormente, il Qts aumentò fino al valore di 0,37, l’escursione lineare aumentò ancora, la Mms sorprendentemente scese, segno della volontà di cercare di estendere la risposta sui due fronti. La risposta raggiungeva agevolmente i 10KHz, dato tutto sommato inutile in un componente nato per lavorare insieme ad un tweeter, ma va detto che le nuove caratteristiche permettevano di semplificare la gestione del filtro.
Personalmente ho avuto il piacere di usare tutti e tre questi componenti (il primo ancora nella primissima serie con le trecciole di connessione a vista senza trattamenti alla membrana) e ho potuto verificare non solo le (poche) difficoltà oggettive nella gestione all’interno di un progetto, ma anche i successivi miglioramenti. A livello musicale è indubbio un certo miglioramento nella resa generale dalla primissima versione dal primo citato fino a quello attuale. Si tratta certamente di ottimi componenti nati però per la produzione di sistemi “monitor”, cosa significa questo? Che sono pensati per sistemi di altoparlanti che ancor prima di una “piacevolezza ruffiana” (per definizione appartenente al mondo Hi-Fi) cercano di poter essere quanto più possibile analitici. In soldoni se in Hi-Fi la gamma nell’intorno dei 2000 Hz deve essere estremamente controllata, in un monitor professionale non se ne disdegna una leggera enfasi che favorisce l’intelligibilità, e non si tratta di una semplice differenza filosofica, basti ricordare che il mitico suono dei microfoni AKG C414, uno dei mostri sacri della ripresa in studio è dovuto principalmente alla sua lieve depressione prima dei 2000 Hz unita ad una altrettanto lieve enfasi dopo i 2000 Hz, è proprio il suo marchio di fabbrica; allo stesso tempo i diffusori di un certo Renato Giussani, nostro padre adottivo, nonché amico, nonché supremo maestro, hanno sempre avuto un deciso controllo nell’intorno di quei fatidici 2000 Hz.
E ora che succede?
Succede che Raimondo Sbarbati, proprietario fondatore della Sica, nato in Ciare quando Renato era in ESB, nato anche lui in quegli stessi anni che ci portano a ricordare tutto questo, non contento, perché uno che ama quello che fa non può essere mai contento dei propri risultati, ha deciso di andare oltre e spingere ancora avanti quella stessa asticella, tanto da fondare una nuova linea non interna alla Sica, sempre prodotta in Sica, pensata in Sica e realizzata in Sica ma con un nuovo marchio, nato e sviluppato specificamente per il mondo Hi-Fi: “RS pura passione”.
E inevitabilmente non potrebbe che trattarsi di nuove versioni ancora più “coccolate” nei dettagli costruttivi più fini, e qui mi permetto di citare un solo fatto… quando la ricerca del controllo dell’induttanza della bobina di un tweeter ti porta ad usare un anello di demodulazione in ARGENTO all’interno del traferro… perché non sei contento di quello che ottieni con il rame…, probabilmente basterebbe questo… ma poi c’è il resto, ci sono piccoli dettagli pensati per fornire all’utente una esperienza quanto più ricca possibile, i grafici di risposta si presentano su scala espansa, i dati relativi alle misure cercano di essere più completi delle normali esigenze di un utilizzatore, ad esempio viene fornita la Mms della membrana dei tweeter, i livelli di finitura sono eccellenti, le membrane sono lavorate al laser con in sistema coperto da brevetto, insomma semplicemente quanto di meglio può uscire dai laboratori di ricerca e analisi Sica strizzando l’occhio al “nostro” mondo Hi-Fi… inoltre piccolo dettaglio personale, sono andato a vedermi prodotti paragonabili di marchi super blasonati “ovviamente” nord europei e… uhm…!
Se siete curiosi:
Mi sono permesso di esercitare la mia naturale propensione di rompiscatole direttamente a chi questa cosa l’ha voluta e vorrei concludere con parole non mie:
Piero buongiorno e ben risentito.
Come vedo la passione per l’audio continua ad unirci.
Più di 10 anni fa ho ripreso a lavorare su altoparlanti per Hi-Fi grazie all’insistenza di alcuni amici romani che, come me, venivano da esperienze giovanili degli anni 70/80 che poi hanno dovuto abbandonare per seguire le loro attività industriali
La loro conoscenza ed esperienza nell’applicazione degli altoparlanti e la nostra capacità di realizzare componenti estremamente sofisticati ci hanno permesso di realizzare delle casse eccellenti.
Sempre per gioco ne abbiamo prodotte una decina di coppie con marchio Holos da regalare agli amici, una anche per Ennio Morricone.
Purtroppo il tarlo del miglioramento è duro da estirpare e da alcune delle idee sviluppate per le Holos ne sono nate altre e altre ancora che hanno coinvolto tutti i componenti dell’altoparlante. Alcune di queste migliorie non sono subito identificabili e sono rimaste nell’ombra, altre esteticamente evidenti, come l’erosione del cono, abbiamo dovuto brevettarle.
Il risultato di tutto questo lavoro/divertimento è la serie RS dove insieme alla tecnologia abbiamo messo anche la cura per i particolari dando in dotazione le guarnizioni posteriori, le viti di fissaggio con la stessa testa delle viti usate nei tweeter e le relative prestole.
Il tutto in un imballo ben rifinito.
Mi auguro che il mercato ci dia regione ed apprezzi il lavoro fatto.Ciao e buon Natale
Raimondo